lunedì 19 settembre 2022

     



Nel Centro Studi Aretaeus a Montichiari operano:

         Psicoterapeuti

         Maurizio Prandelli,  Laura Milini, Camilla Podavini, Giuseppe Manzi,

           Psichiatri 

         Giuseppe Fàzzari, Oliviero Benzoni) 

           Massoterapista, Osteopata, Dottore in Scienze Motorie e dello Sport

           Andrej Fàzzari


     Nel  Centro Studi Aretaeus a Brescia operano:

       Psicoterapeuta

       Maurizio Prandelli

        Psichiatra

       Giuseppe Fàzzari


       Nel Centro Studi Aretaeus a Lumezzane operano:

        Psicoterapeuta

       Stefania Cavagna

        Psichiatra

       Giuseppe Fàzzari


I nostri centri si avvalgono della collaborazione di professionisti  di provata esperienza, che lavorando, anche in sinergia tra loro, sono esperti nel trattamento dei disturbi dell'umore, anche gravi, dei disturbi di personalità e d'ansia, dei disturbi psicosomatici, dell'obesità, della Malattia di Alzheimer, dei disturbi sessuali, dei disturbi dissociativi e del dolore cronico. 

La nostra missione è condurre i nostri clienti ad un duraturo stato di benessere psicofisico.

 

mercoledì 5 febbraio 2014

La Partenza: Inizio delle Attività il 7 febbraio 2014 a Montichiari





Ho il piacere di comunicarvi l'inizio delle attività 

del Centro Aretaeus di Montichiari 

il pomeriggio del 7 febbraio 2014



Giuseppe Fàzzari



lunedì 23 dicembre 2013

Un nostro grande Maestro di vita

Un uomo buono, affettuoso, generoso. 
Un grande insegnante 
ed un grandissimo signore. 
Grazie Prof Ermentini


La mia conoscenza con il Prof Augusto Ermentini risale al lontano novembre 1977, mentre sostenevo con lui a Milano l'esame di Antropologia Criminale. A quel tempo avevo iniziato da pochissime settimane con curiosità, frammista a prevalenti timori e pregiudizi, il volontariato presso l'Ospedale Psichiatrico provinciale di Brescia.
Ricordo il sincero interesse umano nei miei confronti e le parole di caldo incoraggiamento per il mio futuro professionale.
Il piacevole incontro favorì la mia decisione di frequentare i suoi Corsi di Clinica Psichiatrica il sabato mattino  ad Affori e di Psicopatologia Generale il sabato pomeriggio in Guardia II°, sempre a Milano, in compagnia del compianto Dr Guido Avanzini e del Dr Leonardo Callea, oggi stimato neurologo e fisiatra.
Il prof Ermentini a novembre 1978 iniziò le lezioni di Clinica Psichiatrica all'EULO di Brescia: era l'inizio di un'intensa collaborazione che non si sarebbe mai interrotta.
Il Prof Ermentini possedeva una formazione psicoanalitica di tutto rispetto: si era sottoposto ad un'analisi didattica con Franco Fornari ed a supervisioni in Svizzera con Raymond de Saussure, allievo di Freud ed analista di Jaques Lacan.
Dopo la laurea, conseguita con un tesi sull'EEG preparata con Henry Gastaut a Marsiglia, trascorse numerosi soggiorni di studio a Ginevra, Losanna e Zurigo, dove collaborò con Jean Piaget e Julian de Ajuriaguerra, e conobbe Karl Gustav Jung, Melanie Klein ed Eugène Minkowski,
Lavorò per un anno circa in qualità di assistente psichiatra di ruolo presso la Cattedra di Clinica Psichiatrica di Milano, diretta dal Prof Carlo Lorenzo Cazzullo, quindi nel 1975 ottenne l'incarico di Psicodiagnostica all'Università di Trento.
Nell'A.A.1977/78 divenne Professore stabilizzato incaricato di Antropologia Criminale dell'Università di Milano.
Si occupò a lungo di Psichiatria Forense. Nel 1977 fu consulente criminologo dell'allora Ministro degli interni Francesco Cossiga, in occasione del rapimento di Aldo Moro. 
Nel 1978 divenne Professore stabilizzato di Psicopatologia Generale presso l'Università di Milano e nell'ottobre 1978 assunse l'incarico di Clinica Psichiatrica all'EULO di Brescia. Nel 1981 vinse in concorso di Professore Straordinario, Direttore della III° Cattedra di Clinica Psichiatrica dell'Università di Milano. Si trasferì a Brescia nel 1982 in qualità di Ordinario di Clinica Psichiatrica, con la nascita a Brescia dell'Università Statale. 
Sono alcune centinaia i medici che si sono laureati a Brescia con una tesi in psichiatria: la sua umana disponibilità, la sua generosità, oltre che le sue indubbie cultura e competenza,avevano orientato verso la scelta della tesi in psichiatria un numero inaspettato di laureandi.

Fu Presidente dell'AIPRA (Associazione Italiana per il Rorschach e Altre Tecniche Proiettive) e Direttore Responsabile della Rivista ufficiale dell'AIPRA. Fu inoltre Presidente della Società Italiana di Psichiatria Forense, entrambe Sezioni Speciali della Società Italiana di Psichiatria.
Fu fondatore ed  Editor in Chief della Rivista Psychopathologia- Internationale Journal of Psychiatric Culture and Praxis, pubblicazione bimestrale distribuita in 5.000 copie dal 1982 al 1994.

Nel settembre 1988 iniziò, a quasi 61 anni, la sua avventura assistenziale psichiatrica territoriale: divenne Direttore della II° UOP dell'USSL 41 di Brescia. Tutti noi ricordiamo il mitico III° Psicosociale di Via Manara a Brescia, dove, sotto la sua spinta, si creò un centro moderno ed efficiente di Salute Mentale, non certo comune in quegli anni.
Nel 1992 fu nominato Direttore della I° UOP dell'U.S.S.L. 41 di Brescia. Nel 1996 divenne Direttore  del Coordinamento dei servizi psichiatrici di Brescia e, dalla nascita, del Dipartimento di Salute Mentale dell'AO Spedali Civili di Brescia.
Sotto la sua direzione a Brescia si sviluppò una rete efficiente e completa di servizi di salute mentale, anche attraverso contatti e collaborazioni con Paolo Martini di Arezzo e Franco Rotelli di Trieste.
Nel 1993-84 fu responsabile scientifico del progetto europeo Horizon per l'integrazione lavorativa di giovani con disturbi mentali, che comprendeva esperienze di collaborazione in Germania, Gran Bretagna, Grecia e Portogallo.
Favorì la nascita dell'Associazione la Ginestra e della Cooperativa la Chimera.
Fu fondatore e a lungo Direttore della Scuola di Specializzazione in Psichiatria dell'Università di Brescia, che aveva fondato circa trent'anni prima.
Posso dire di essere stato il suo primo allievo bresciano. Mi sono impegnato negli anni, sempre aiutato dalla sua stima e dal suo affetto, che non mi sono mancati anche sino a pochi giorni prima della sua scomparsa. Il Professore mi ha più volte incoraggiato a proseguire con energia e coraggio nella mia mission del trattamento dei pazienti psichiatrici gravissimi. Pur fiero della sua formazione psicoanalitica ed umanistica, egli si sentiva profondamente psichiatra, responsabilmente vicino alle persone più sofferenti, con una carica umana non comune.

Tra i suoi allievi più amati voglio ricordare in primis la figlia Roberta, stimata psicologa, suo genero, Francesco Saviotti, Direttore del DSM di Desenzano, e i suoi allievi diretti Gianluigi Nobili, Direttore della UOP di Desenzano, Andrea Materzanini, Direttore del DSM di Iseo, Oliviero Benzoni, Roberta Bologna, Angelo Campana, Giuliano Castigliego, Carlo Gozio, Fabio Lucchi, Giuseppe Seggioli, tutti professionisti eccellenti, con caratteristiche e preparazioni  talora molto differenti. Tutto ciò anche in virtù del fatto che il Prof Ermentini, con sapiente comprensione, seppe favorire lo sviluppo delle nostre personali attitudini, con pazienza, affetto e capacità di ascolto, senza mai tentare di uniformarci e di appiattirci.
Come dimenticare l'affiorare del suo sorriso, capace di autoironia sulle sue frequenti, proverbiali disattenzioni?

Tutti i suoi  numerosi allievi ricordano con grande affetto il loro Professore, Maestro di vita, uomo, fine, colto, semplice e generoso.

25 agosto'14


Giuseppe Fàzzari

domenica 17 novembre 2013

Il Pensiero del nostro grande Maestro Athanasios Koukopoulos






Il Pensiero  del nostro grande Maestro 

Athanasios Koukopoulos

Mai in passato i disturbi psichiatrici sono stati così al centro dell’attenzione della società e mai sono stati forniti alla psichiatria tanti mezzi per curarli  prevenirli e  studiarli.
Il numero di psichiatri, psicoterapeuti e psicologi clinici è aumentato enormemente come pure i finanziamenti per la cura e la ricerca.
Tutto questo ha condotto ad una migliore diagnosi dei disturbi psichici, a un sempre crescente numero di pazienti che si rivolgono allo psichiatra e allo psicologo ed alla scoperta ed invenzione di mezzi terapeutici molto efficaci ed impensabili sino a cinquanta anni fa.
Tali progressi sono stati particolarmente importanti nel campo della Malattia Maniaco-Depressiva.
Paradossalmente i risultati terapeutici, in particolare quelli a lungo termine, sono in molti casi dolorosamente deludenti, soprattutto nell’ambito della Malattia Maniaco-Depressiva.
Il numero di suicidi non è diminuito, anzi in alcuni paesi è aumentato (Van Praag 2002). E’ recente la notizia che ogni anno muoiono per suicidio nel mondo un milione di persone. Le pensioni di invalidità civile per depressione sono in continuo aumento (Holden 2000) ed in Finlandia sono già al primo posto come causa di invalidità civile. Ugualmente i casi che diventano cronici oppure mostrano un aumento delle ricadute, sino alla rapida ciclicità (Kukopulos 1983), sono in continuo aumento.
Indubbiamente ci sono cause generali che hanno contribuito a questi esiti negativi, come il cambiamento dello stile di vita negli ultimi cinquanta anni e l’uso ed abuso di alcoolici e di sostanze stimolanti e stupefacenti.
L’uomo durante tutta la sua evoluzione e fino al XX secolo ha dormito da poco dopo il tramonto del sole fino all’alba. Con l’introduzione della luce elettrica, della radio, della televisione, degli spettacoli serali e dei locali notturni la vita attiva si è prolungata nella notte sconvolgendo il ritmo circadiano fondamentale di veglia-sonno e spesso riducendo il sonno del mattino per necessità scolastiche e lavorative. Conoscendo l’importanza del sonno nei disturbi psichici non è difficile intuire l’influenza di questi cambiamenti di vita nella genesi di tali disturbi, specie dei disturbi dell’umore. Basti pensare che spesso una sola notte passata senza dormire può scatenare la mania.
Anche il fatto che la vita è diventata più intensa, spesso frenetica e con innumerevoli stimoli di ogni genere contribuisce ad eccitare e stressare il sistema nervoso rendendo più facili i suoi scompensi almeno nelle persone predisposte.
Certo la vita oggi è più agiata, almeno nel mondo occidentale, ma è diventata anche più ansiogena perché più competitiva. Fin dall’infanzia scuola ed esami, concorsi, ricerca del lavoro e ricerca del successo. Una volta, almeno per le grandi masse, c’era poco per cui competere.
Un altro fattore che contribuisce grandemente sia allo scatenamento sia all’esito sfavorevole delle cure dei disturbi psichici è la grande diffusione delle sostanze stimolanti. Il caffé è un potente stimolante e molte persone ne assumono grandi quantità. E’ esperienza clinica molto frequente vedere dei pazienti che non rispondono alle cure perchè bevono molti caffé anche dieci al giorno. Molti di loro non dovrebbero berne nessuno, almeno fino alla completa stabilizzazione. Naturalmente anche la coca-cola ha gli stessi effetti. L’alcool, oggi consumato anche da molti giovani ed anche da adolescenti, ha effetti disastrosi e rende vane le cure.
L’uso di sostanze stupefacenti stimolanti come la marijuana, le anfetamine e la cocaina sono ancora più dannose. La marijuana e l’hashish, pur essendo più deboli degli altri, sono molto più diffusi fra i giovani e contribuiscono più di tutte le altre sostanze allo scatenamento precoce dei disturbi bipolari ed al fallimento delle cure.
Purtroppo il temperamento delle persone predisposte ai disturbi bipolari è spesso energico, eccitabile, irrequieto, ipersensibile e li porta sia ad una vita più intensa ed alla ricerca di stimoli e di successo sia all’uso di sostanze stimolanti. Tutte cose che poi scateneranno la malattia e renderanno  problematica la terapia. È lo stesso temperamento maniaco-depressivo che con la sua inventiva, la sua creatività, il suo coraggio, la sua sensibilità ed emotività ha formato il mondo nel bene ma anche nel male. Non è una casuale coincidenza che tanti grandi uomini fossero maniaco-depressivi. D’altra parte il 35% delle persone in carcere sono bipolari (Joe Calabrese 2005) come pure molti dittatori e uomini di stato.

Altra causa frequente dei nostri fallimenti terapeutici è l’incompleta adesione dei pazienti alle terapie. Questa cattiva compliance ha molte e ben comprensibili cause. Gli stessi disturbi psichici, per esempio la mania e l’euforia, spesso impediscono al paziente di capire l’abnormità del proprio stato e del proprio comportamento. Inoltre il paziente inconsapevolmente ma spesso consapevolmente desidera l’euforia e trascura le cure che la possono diminuire o prevenire. L’euforia è una condizione di vita meravigliosa; grande energia, sicurezza di sé, armonia con tutto, profonde emozioni, lucidità e creatività mentale, intensa vita sentimentale e sessuale. Difficile rinunciare. Queste caratteristiche della hypomania sono certamente alla base della creatività, spesso geniale dei bipolari.
 Curare il sistema nervoso centrale non è come curare il ginocchio. In più, i pazienti sono riluttanti ad assumere sostanze che debbano curare la “psiche”. L’antica distinzione fra anima e corpo, fra materia e spirito è ancora viva dentro di noi. Anche lo stigma della malattia mentale, il timore di essere etichettato come malato in famiglia, perciò inferiore agli altri, lo inducono a rifiutare le medicine o a smetterle prima possibile. Prendere degli psicofarmaci non è come prendere medicine per il resto del corpo umano.  Inoltre, il fatto che per i casi con ricadute non esista una cura radicale ma le cure si debbano prolungare per lunghi tempi, spesso per sempre, rende la compliance ancora più difficile per il paziente.
Certamente molti pazienti non guariscono perché non vengono diagnosticati come bipolari. Per lungo tempo le diagnosi sono: depressione unipolare, disturbo di ansia, disturbo di personalità e per le forme miste o psicotiche disturbo schizofrenico. È noto che in tutto il mondo  trascorrono in media più di dieci anni fra il manifestarsi della malattia e la sua corretta diagnosi. Con il passare del tempo e sotto l’effetto di cure improprie la malattia si aggrava. Le ragioni di questo enorme ritardo di diagnosi sono molte e prima di tutte il polimorfismo e le molte “atipie” del disturbo bipolare. La causa però più frequente è l’insufficiente conoscenza del disturbo da parte degli psichiatri di tutto il mondo. In effetti, dopo Kraepelin, il disturbo bipolare  è stato  a lungo sottovalutato e trascurato dalla psichiatria mentre veniva ampliata l’importanza della depressione unipolare, dei disturbi di personalità e della Schizofrenia. Solo con l’uso del litio per la prevenzione delle ricadute  è rinato l’interesse per le cause, la prevalenza, le varie forme, il decorso e la terapia della malattia.
Esaminando la storia clinica dei bipolari si constata che i dieci anni trascorsi in errate diagnosi non erano il tempo impiegato dalla malattia per manifestarsi nelle sue forme tipiche e facilmente diagnosticabili ma piuttosto il tempo impiegato dal paziente, nel suo peregrinare, ad incontrare uno psichiatra che riconosca il suo disturbo bipolare.                      
Al di là di tutti i casi con esito negativo attribuibili alle suddette cause, esiste un grande numero di malati bene diagnosticati, curati attentamente ed intensamente e con buona compliance da parte del paziente, che non ha esito favorevole. Molti pazienti bipolari trascorrono lunghi anni di sofferenze e penosi disagi in continue ricadute. Sofferenze e disagi anche per la famiglia.
Conoscendo la notevole efficacia di molti agenti terapeutici di cui disponiamo oggi per il trattamento dei disturbi bipolari, si rimane perplessi davanti a questi fallimenti terapeutici e si vorrebbe conoscerne le cause.
Pensiamo che la nostra nosologia presenti limiti e lacune che inducono ad errori terapeutici ed a strategie terapeutiche inadeguate.
Tutti  gli argomenti discussi in questo convegno sono della massima  importanza per la terapia dei pazienti bipolari nei vari aspetti delle loro polimorfe manifestazione e problematiche. Il lettore troverà in questo volume la sintesi di ogni lavoro presentato da grandi esperti al Congresso del 21-22 Gennaio.
In questa  introduzione vorremmo accennare ad alcuni problemi di drammatica importanza oggi: il problema delle depressioni agitate o depressioni miste, il problema della prevenzione del suicidio, il problema dello switch e della destabilizzazione cronica dell’umore associati al problema cruciale dell’uso degli antidepressivi nei bipolari ed il problema più generale ma fondamentale del rapporto fra stati di eccitazione e stati depressivi e dei riflessi di questo rapporto sugli effetti e l’esito delle terapie…

Si dovrebbe considerare l’eccitazione un processo lesivo, fortemente stressante per il sistema nervoso e la depressione la sua conseguenza. I dati sul fenomeno della eccitotossicità confermerebbe questa ipotesi. Questa ipotesi spiega anche perché tutti gli stabilizzatori dell’umore sono tutti agenti antieccitativi mentre gli antidepressivi inducono instabilità dell’umore.
Si potrebbe dire metaforicamente che la mania è il fuoco e la depressione la sua cenere.
Prevenire o sopprimere prima possibile gli stati di eccitazione dovrebbe essere la strategia adatta a prevenire anche le depressioni bipolari.

Dall’introduzione di  Athanasios Koukopoulos, Fallimenti terapeutici nei pazienti bipolari: Nuove strategie,   a cura di  Athanasios Koukopoulos e Paolo Girardi,  Paperback, Roma 2005